giovedì 19 dicembre 2013

Cosa fare se il bimbo si fa aspettare e si superano le 40 settimane? Cos'è il parto indotto?

Prima di arrivare all'induzione, esistono metodi naturali per accelerare l'inizio del travaglio?



Si considera a termine un parto che si verifica tra la 38° e la 41° settimana di gravidanza. Oltre questo limite, generalmente, il parto viene indotto in ospedale per evitare che il feto possa andare in sofferenza anche perché, già dopo la 40° settimana, la placenta inizia a invecchiare e, spesso, smette di svolgere correttamente il suo 'lavoro'.
D'altra parte, per le future mamme, le ultime settimane sono le più faticose non solo dal punto di vista fisico, ma anche psicologico dal momento che il desiderio di vedere il bambino tanto atteso cresce esponenzialmente man mano che la data presunta si avvicina o viene superata.

Esistono, però, dei metodi 'naturali' per accelerare l'inizio del travaglio? E quanto sono efficaci?

Tra i metodi che vengono consigliati alle future mamme per accelerare l'inizio delle contrazioni e, di conseguenza, del travaglio, il più gettonato è senza dubbio l'incremento dei rapporti sessuali. E' risaputo, infatti, che lo sperma maschile contiene prostaglandine, un ormone che facilita il rilassamento della cervice e che viene, infatti, utilizzato, sotto forma di gel, per dare il via al travaglio vero e proprio nei casi di parto indotto. Il sesso, inoltre, sollecitando l'utero ne provocherebbe le contrazioni, anch'esse utili per permettere al collo di accorciarsi e al bambino di scendere nel canale del parto.

Un altro sistema che parrebbe aiutare la futura mamma a entrare in travaglio è la stimolazione dei capezzoli. Anche in questo caso il motivo è presto spiegato: la stimolazione favorirebbe la produzione di ossitocina, l'ormone responsabile delle contrazioni.

Numerosi, poi, sono i rimedi omeopatici utilizzabili nell'ultimo mese di gravidanza per arrivare preparati al parto. E' sufficiente rivolgersi alla propria ostetrica o ginecologa per sapere quali sono i più indicati.

I consigli delle ''nonne'' e di tutti quelli che incontri in giro gli ultimi giorni di gravidanza.... e che molto spesso ci irritano tanto, sono :

- camminare molto,
- fare le scale in discesa,
- passeggiare in salita,
- dedicarsi ai lavori di casa,
- pulire i vetri…

Si tratta, solo di ''tentativi'' che non hanno alcun supporto scientifico ma che potrebbe valer la pena mettere in atto. Detto questo, però, è bene ricordare che l'80%  dei bimbi nasce oltre termine e che pochi rispettano la data presunta parto. Inoltre, è confermato che è il feto a ''decidere'' quando dare il via al travaglio e, quindi, al parto e che, salvo complicazioni, è comunque meglio restare ai suoi tempi che sono, poi, i tempi naturali.

Se si è superata la data presunta del paro da più di una settimana, (es. io a 41+4), si verrà ricoverate in ospedale e si procederà con l'induzione al parto.


Ci sono varie strategie di induzione del parto, ma un elemento di valutazione principale è l'aspetto della cervice, cioè il collo dell'utero. Perché inizi il travaglio e avvenga successivamente il parto non è sufficiente che si allarghi passivamente, perché si modifichi al punto di raccorciarsi e dilatarsi devono avvenire dei veri e propri fenomeni che ne modificano la struttura. Molti sono i fattori coinvolti, fra i quali le prostaglandine naturali giocano un ruolo preponderante.
Infatti, alcuni presidi farmacologici utilizzati nella cervice impreparata, cioè ancora rigida e chiusa, contengono prostaglandine, inserite in gelatine o spugnette che vengono applicate nel canale cervicale o in vagina.


Altri metodi utilizzano dei palloncini che vengono posizionati fra l'orifizio interno e quello esterno della cervice e, grazie all'azione meccanica, svolgono un'induzione della maturazione della cervice. Tutto ciò è necessario perché dopo, grazie alle contrazioni dell'utero, la cervice cominci anche a dilatarsi. Non dimentichiamo che deve passarci un bimbo di una certa grandezza.


Altri metodi prevedono l'amnioressi, cioè la rottura delle membrane amniocoriali, detta "rottura delle acque". L'effetto della rottura delle membrane induce spesso la maturazione della cervice e successivamente l'inizio del travaglio con le tipiche contrazioni ritmiche. Non dimentichiamo che spesso la borsa si rompe spontaneamente, talvolta prematuramente, e anche in questi casi si assiste quasi sempre all'inizio del travaglio entro le 24-48 ore. Questo è il motivo perché la rottura delle acque è molto temuta quando avviene troppo precocemente nel corso della gravidanza.


Una volta che la cervice è matura, occorre che le contrazioni dell'utero, spesso già presenti, diventino sempre più intense e frequenti. Se ciò non avviene naturalmente, si può fare uso dell'ossitocina.
 
L'ossitocina è considerato l'ormone del parto e ha la funzione di stimolare la contrazione delle membrane lisce dell'utero dando avvio al travaglio. Altro fondamentale ruolo è quella di stimolo delle cellule dei dotti lattiferi delle mammelle. In tal modo l'ossitocina provoca una contrazione delle cellule muscolari e l'escrezione del latte.
La somministrazione di ossitocina avviene con una flebo in infusione continua, con un dosaggio che varia da donna a donna a seconda della risposta dell'organismo.
Si tratta di un procedimento del tutto innocuo per il bambino ma molto doloroso per la donna alla quale, normalmente, viene anche praticata l'epidurale per alleviare il dolore provocato dall'induzione.
La differenza, infatti, rispetto a un travaglio naturale è che in questo caso le contrazioni iniziano sin da subito in modo molto doloroso e sono piuttosto ravvicinate tra loro. Non si assiste, quindi, a una fase crescente del travaglio.

Un ciclo di ossitocina, normalmente, è sufficiente per dare avvio al travaglio. Se, però, così non fosse, i casi sono due:
o tentare con un secondo ciclo. Oppure optare per un parto cesareo.
 
Tutte queste procedure non sono totalmente prive di rischi, per questo è importante scegliere bene l'ospedale nel quale partorire, in modo da farsi assistere in una struttura e da operatori su cui si ripone fiducia, per essere tranquille che nulla sarà lasciato al caso.
 
 
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