lunedì 17 luglio 2017

Racconto di parto n. 31


Il racconto di parto di oggi è della tris mamma blogger Giulia del blog Notellytoday.com, mamma expat di tre stupendi bimbi, seguitela anche su Instagram (@notellytoday) perché scatta delle foto favolose nei fantastici parchi Ungheresi!



Ecco il suo racconto di parto:

Era una giornata torrida di meta' Agosto e io ero a 41 settimane e di contrazioni neanche l'ombra. Mi mandarono al pronto soccorso di Domenica per fare il monitoraggio perché non volevano farmi aspettare fino a Lunedì. Una dottoressa alquanto acida e senza il minimo tatto (forse dopo aver ammirato la foto di qualche sua amica al mare con un cocktail in mano) mi disse "ma che pensi di rimanere cosi' per sempre? Domani ti ricoveriamo e ti induciamo il parto!".
Cascai dalle nuvole e come risposta mi misi a piangere, suscitando nuovamente l'ira della dottoressa. Piansi nuovamente in macchina e anche a casa (tanto avevo la scusa degli ormoni, ma, chi mi conosce, sa, che in verità, ormoni o no, sono una "piagnona"). Ingenuamente pensavo che si potesse aspettare fino a quando la bambina non fosse voluta nascere da sola e mi illudevo che sarebbe successo da un momento all'altro.

racconto di parto di Giulia



Il Lunedì decisi di andare a fare il monitoraggio dal mio ginecologo che mi consiglio' di farmi ricoverare il giorno dopo. Dopo una notte in bianco ci presentammo al pronto soccorso verso le 7.30, ma i posti erano già finiti quindi decisi di aspettare un altro giorno. Il giorno dopo alle 6.30 eravamo di nuovo li' (41 + 3) e questa volta riuscii a farmi ricoverare ma una signora raccomandata mi rubo' l'ultimo posto disponibile e finii in barella in una stanza con almeno altre 6 mamme, udite udite, senza aria condizionata e senza la possibilità di ricevere visite perché, il posto in questione, si trovava accanto alla sala parto.
Alcune delle mamme avevano accanto bambini appena nati, altre avevano le contrazioni o erano in attesa come me. Ovviamente si chiacchierava tra di noi e ogni tanto qualche marito riusciva ad intrufolarsi per qualche momento (sempre con il consenso delle altre) finché non arrivava qualche infermiera o suora a cacciarli via.
La bellezza di condividere la stanza con una mamma che ha le contrazioni mentre tu stai comodamente sdraiata sul letto aspettando che decidano sul tuo futuro potrebbe farti arrivare frasi all'orecchio come questa: "tanto tu proverai molto più dolore, io con il primo sono stata indotta ed era molto peggio, ma molto peggio". Vi lascio immaginare la gioia che mi trasmise.

Finalmente verso le 18.00 decisero di indurmi con la cosiddetta fettuccia. Questa fettuccia rilascia gradualmente delle dosi di prostaglandine e viene poi rimossa quando le contrazioni sono avviate (ovviamente al tempo non avevo la più pallida idea di cosa fosse) ma la cosa bella è che, a differenza di quando ti fanno la flebo con l'ossitocina, sei libero di girare l'ospedale dove vuoi, anche se pur sempre in pigiama. Passai il mio tempo scendendo e salendo le scale e chiacchierando con mia madre, mia suocera, la cognata e i nipoti fino a quando le contrazioni cominciarono a farmi davvero male. A quel punto tutti i parenti, tranne mamma e marito, decisero saggiamente di dileguarsi temendo, a ragione, di beccarsi qualche imprecazione da parte mia.
Feci un controllo e poi passai tutto il resto del tempo a camminare appoggiata a mio marito in un cortiletto interno con una fontana piena di tartarughe dove ormai, vista l'ora tarda, nessuno si aggirava più. Le contrazioni a quel punto diventarono sempre più forti e la mia stanchezza cominciò a farsi sentire. Camminavo quando avevo le contrazioni e mi mettevo seduta quando mi davano tregua. Ricordo che ad un certo punto il dolore era tale che vomitai nel bellissimo cortiletto che tanto bello non era più. Decisi quindi di tornare a farmi fare un nuovo controllo ma l'ostetrico era scettico e non credeva che stessi davvero male ma si ricredette nel momento in cui riempii la busta che avevo in mano. Dopo il controllo mi aggiudicai una delle sale parto.

Ero talmente stanca che tra una contrazione e l'altra mi addormentavo. Quando mi chiesero se volevo l'epidurale la mia risposta fu affermativa, nonostante tutte le brutte voci di corridoio che avevo sentito fino a quel momento. Non ne potevo più. L'epidurale non fu una passeggiata ma dopo mi sentii al settimo cielo. Mi chiesero se sentissi ancora dolore, risposi prontamente di si ma non feci in tempo a terminare la frase che arrivo' anche una seconda dose! Dopo aver annientato ogni tipo di dolore lasciarono me e mio marito da soli. Lui controllava il monitor e mi diceva di spingere quando vedeva delle contrazioni (non sentivo davvero niente) e io spingevo senza avere la minima idea di come dovessi farlo. Vi giuro che ci siamo quasi divertiti. Eravamo tutti e due rilassati e abbiamo riso tantissimo. Dopo un po' chiesi a mio marito di fare il punto della situazione e lui mi disse che ormai si vedeva la testa. Andò con una certa fretta a chiamare l'ostetrico che alla frase "si vede la testa" gli prese un mezzo infarto e comincio' a dirmi in maniera piuttosto concitata di smettere di spingere.
In due secondi raduno' tutta l'equipe e dopo un po' di "non spinga più" (la parte più' difficile del parto) mi diede finalmente l'autorizzazione. Dopo solo tre spinte mi appoggiarono la mia bellissima bambina di 3.7 kg sul petto.
Una sensazione unica di felicita', di stupore e di incredulità. 
Mio marito dopo aver scattato qualche foto taglio' emozionato il cordone e la nostra avventura da genitori inizio'. A quel punto in pace con i sensi con le mani dietro la testa, come quando si prende il sole, cominciai a sentire diversi medici fare commenti sulla mia placenta. Qualcuno entro' nella mia stanza solo per dargli un'occhiata. La mia placenta era un fenomeno da baraccone! Io ovviamente ero preoccupatissima ma mi spiegarono che era particolare perché essendo cosi' vecchia si era disintegrata in mille pezzi.
Quindi dopo il parto mi dovettero fare un'ecografia e raschiare alcune parti di placenta rimaste nell'utero. Il ginecologo preoccupato per tutto il tempo della procedura continuò a chiedermi se sentivo dolore ma la doppia dose di epidurale mi salvò! E io non facevo altro che guardare il soffitto con un sorriso soddisfatto stampato sul viso e con le braccia ancora dietro la testa. Tutto bene quello che finisce bene.
18/08/2011 Fate Bene Fratelli - Roma


Io ringrazio Giulia per aver accettato di condividere con noi, la sua prima esperienza di parto!
Se anche voi volete condividere la vostra esperienza di parto, potete mandarmi il vostro racconto via e-mail a: da.mamma.a.mamma2012@gmail.com e sarà pubblicato il prima possibile. 

Leggi anche tutti gli altri racconti qui: Racconti di parto 

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3 commenti:

  1. Simpatiche le compagne di stanza eh! Comunque menomale che tutto è andato bene

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  2. I racconti del parto sono sempre emozionanti, unici e irripetibili

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