sabato 8 novembre 2014

Racconto di parto n. 17

Il racconto di parto di oggi è della mamma blogger Sara di Ascoltami con gli occhi

Da Mamma a Mamma.


Sono Sara e ho esperienza di tre parti naturali, a distanza di 4 anni gli uni dagli altri.
Tre parti naturali tutti caratterizzati da almeno due comuni denominatori, pur essendo stati tutti e tre diversi tra loro.
Il primo, il più emotivo. Per come li ho vissuti i io, posso dire che i miei parti siano stati in assoluto le esperienze più complete della mia vita e quelle che hanno comportato la presenza di più emozioni e sentimenti di ambivalenza: di dolore e di gioia, di energia e di fatica, di controllo e di abbandono, di difesa e di attacco, di grinta e di debolezza, di lucidità e di annebbiamento, di presenza e di assenza.

Il secondo, il più fisico. Il mio corpo ci mette una vita a prepararsi per il parto e quindi i miei travagli sono sempre stati molto lunghi e molto faticosi.

Non mi soffermo sulle questioni di carattere tecnico che riguardano i parti (perché probabilmente sarei concausa del calo demografico del pianeta!), ma sugli aspetti che secondo me sono più importanti, quelli di carattere emozionale:

- Consapevolezza: il primo parto l’ho affrontato con estrema incoscienza, quella tipica delle primipare che non sanno a cosa vanno incontro e che ad ogni minimo segnale di dolore, che non riconoscono non avendone esperienza, credono sia l’approssimarsi del travaglio. Al secondo parto ero decisamente più presente a me stessa, tantè che si sono anche rotte le acque e quindi il segnale era decisamente più certo. Al terzo mi hanno fissato il giorno dell’induzione e quindi in ospedale ci sono andata anche con un certo piglio di baldanza, perché certo non potevano dirmi di tornare a casa (come hanno fatto per 3 volte con il primo).

- Controllo: se al primo parto mi ero prefissata come obiettivo quello di non gridare (pensando peraltro fossero solo cose che si vedevano nei film!), con il secondo ho decisamente recuperato, facendo crollare tutte le mie inibizioni, che peraltro hanno aiutato anche il travaglio a proseguire con maggiore slancio. Con il terzo stessa cosa, senonchè ho sperimentato l’epidurale (grandissima invenzione!).

- Confusione: in ogni parto ho avuto momenti di vero annebbiamento, ho stretto mani che pensavo fossero di mio marito e invece mi accorgevo solo a tratti che erano di sconosciute ostetriche, ho parlato a briglia sciolta (cosa non inusuale per me a dire il vero!), ho riso e pianto, mi sono avvicinata a quello che probabilmente prova chi si fa un cannone, ho sognato senza dormire, mi sono sentita svenire e poi avrei potuto correre per 10 km intorno all’ospedale dall’energia che mi sentivo in corpo (forse però dubbi sul fatto che mi abbiano dato qualcosa da fumare mi vengono…)

- Contatto: al primo parto (vuoi per la stanchezza della durata complessiva del travaglio, vuoi perché ero concentrata sulla fase ex ante, vuoi perché …non lo so), ma di fatto non mi sono quasi accorta della piccola, e del fatto che fosse andata in sofferenza fetale per lo sforzo e per la durata del travaglio. So che l’hanno portata via e che non l’ho vista se non dopo qualche ora, ma quasi non mi sono accorta talmente ero provata. Con la seconda me l’hanno fatta subito vedere e tenere in braccio, e quindi avevo già iniziato il processo di decentramento (dal focus su di me al focus su di lei); con il terzo non solo ero concentrata tutta su di lui, ma l’ho chiesto e avuto a contatto con me non appena uscito, e questa sensazione e quello sguardo non lo dimenticherò mai!

- Condivisione: tutti e tre i parti hanno visto la collaborazione e la presenza di mio marito, e questo per me e per noi è stato importantissimo perché il suo essere padre è fattivamente iniziato fin da lì. Inoltre è riuscito ad esserci pur senza far sentire la sua presenza, condividendo con me momenti anche molto intimi e un lato di Sara che difficilmente nella vita quotidiana avrebbe avuto modo di rivedere più.

- Coccole: per tutte e tre le volte la prima notte l’ho passata completamente insonne, all’interno di una “bolla” all’interno della quale entravo e che escludeva il mondo fuori, e che ogni volta mi ha permesso di rendermi conto che quegli esserini così perfetti erano tra le mie braccia e iniziava in quel momento una nuova fase della mia vita e della loro. Ogni prima notte ho sperimentato la parte istintuale che è in noi e che spesso solo la notte sa restituire: li ho baciati, stretti, guardati, annusati, accarezzati con il volto, protetti, alimentati, addormentati.

Io ringrazio Sara per aver accettato di condividere con me e con tutti i lettori del mio blog e delle mie pagine social, la sua esperienza di parto.

Se anche voi volete condividere la vostra esperienza di parto, potete mandarmi il vostro racconto via e-mail a: da.mamma.a.mamma2012@gmail.com oppure scrivermi un messaggio privato sulla mia pagina Facebook


Ecco il banner:
Da Mamma a Mamma.




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1 commenti:

Unknown ha detto...

Che bello questo racconto di parti dal punto di vista emozionale!